
intervista di Gian Mario Giglio a Guido Caldiron*
I Movimenti estremistici che hanno dato luogo a recenti azioni dimostrative traggono alimento dalla crisi, dalla tendenza a ricercare facili capri espiatori e dalla scarsa conoscenza del passato più tragico del nostro paese.
Forza Nuova nel cortile del quotidiano “La Repubblica”; alcuni “skinhead” che interrompono la riunione di un’associazione a Como, prepotentemente, per dare lettura di un proclama anti-immigrati. Due fatti avvenuti in poco tempo. Questi gruppi – che si definiscono di estrema destra – solo qualche anno fa in Italia operavano nell’ombra; oggi, invece, attuano azioni dimostrative e mediatiche che riscuotono consensi politici e sociali.
Abbiamo chiesto che cosa stia succedendo al giornalista Guido Caldiron, che da anni studia le nuove destre e le sottoculture giovanili, temi ai quali ha dedicato inchieste per “Il Manifesto” e “Micromega”e su cui ha scritto (La destra sociale, Populismo globale, Estrema destra e I segreti del Quarto Reich).
“Ciò che sta accadendo – rileva – è il frutto di più elementi. Ormai è evidente a tutti quanto siano stati “sdoganati” i simboli del ventennio fascista e della Repubblica di Salò. Questo processo di lungo corso ha attraversato la società italiana. “Italiani brava gente” si diceva per far credere che, malgrado l’alleanza con la Germania, gli italiani non fossero “macchiati” da crimini efferati, spesso negando il coinvolgimento nella “Shoah”. Purtroppo, non era così. Il ventennio fascista ha sempre avuto una sua coerenza, quella culturale intrisa di odio, risentimento, violenza e razzismo, che ha saputo attraversare indistintamente tutta la sua epoca».