
di Pino Cosentino, dal granello di sabbia n.24, maggio-giugno 2016
“Autodeterminazione”: è parola generalmente usata per indicare il diritto dei popoli di decidere liberamente il proprio sistema di governo e tutto ciò che riguarda la propria organizzazione sociale. È evidente che, senza autodeterminazione, la partecipazione come esercizio di sovranità non ha alcun senso. Se l’obiettivo strategico è “il governo del popolo”, la partecipazione, ossia il popolo organizzato in soggetto collettivo, non deve riconoscere nessun ente a sé superiore. Siamo però così abituati a pensare che il potere scenda dall’alto, che ci risulta difficile concepire un potere che salga dal basso, dalle comunità locali.
La dottrina politica oggi idonea a portare l’umanità a un livello superiore, più giusto e più funzionale, di organizzazione sociale, e al tempo stesso di sviluppare le potenzialità positive della persona, è sufficientemente chiara nei suoi aspetti teorici. Per essere anche una strategia va implementata, considerando lo scenario geopolitico e tutte le variabili pertinenti. La domanda dalla quale partire è come sia possibile stabilire il governo del popolo in Italia, in questo inizio di terzo millennio? Ovviamente non è qui possibile un esame completo della questione, ma, molto in breve, si possono elencare alcuni punti: