
Il 31 dicembre 2017 è passato e, nonostante l’art.16 del Fiscal Compact lo prevedesse, nessun pronunciamento parlamentare è avvenuto per decidere se inserire o meno il suddetto accordo intergovernativo nei trattati europei a pieno titolo, facendolo diventare un caposaldo della dottrina comunitaria.
Il mancato voto rappresenta un ulteriore vulnus alla democrazia, ormai abbondantemente espropriata a tutti i livelli da un sistema di vincoli finanziari che, da Maastricht in poi, predeterminano il campo delle scelte, lasciando alla dialettica politica la battaglia sul “come”, avendo già predefinito il “perché”.
I pronunciamenti nazionali sul Fiscal Compact sono stati by-passati attraverso l’inserimento del capitolo riguardante l’accordo in un più ampio complesso di “riforme” dell’Unione Europea, che, come deciso dal Consiglio Europeo dello scorso dicembre, verrà inserita in una Direttiva da approvare entro la metà del 2019.
In un documento di 40 pagine, la Commissione Europea ha presentato in questi giorni le proprie proposte. Tre sono le novità previste.